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La Messa d’insediamento

Leone XIV inizia il pontificato invocando amore e unità

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Ieri in piazza San Pietro la solenne celebrazione eucaristica per l’inizio del ministero petrino di Leone XIV. Nell’omelia, il neo Papa cita sant’Agostino. Il programma: custodire la fede, con uno sguardo alle sfide odierne. La discontinuità discreta rispetto a Francesco, con il proposito di «non cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario».

Ecclesia 19_05_2025
Leone XIV, pallio, 18 maggio 2025 (LaPresse)

Un sole più estivo che primaverile – inframmezzato da qualche nuvola – ha salutato la Messa d’insediamento di Leone XIV. Tanti gli ombrelli a riparare dal caldo nella grande folla che ha invaso piazza San Pietro e tutta via della Conciliazione.

Il Papa ha lasciato il suo appartamento al Palazzo del Sant’Uffizio verso le 9 accompagnato dal giovane segretario don Edgard Iván Rimaycuna Inga. Senza esitazione, Robert Francis Prevost è salito sulla jeep bianca che tutto il mondo conosce come papamobile, pronto per il suo primo bagno di folla in piazza. Roma si è blindata per accogliere i grandi del mondo che si sono riversati, ancora una volta, a San Pietro per quest’ennesima giornata importante per la Chiesa cattolica.

L’impronta del nuovo Papa si è vista nell’icona della Madonna del Buon Consiglio, copia di quella del santuario di Genazzano che Prevost ha visitato poche ore dopo l’elezione al soglio di Pietro. Ieri si sono svolti i riti previsti in occasione dell’inizio del ministero petrino. Il pallio è stato imposto a Leone XIV dal cardinale veneto Mario Zenari, il vice protodiacono. Il diplomatico ha sostituito all'ultimo minuto il cardinale protodiacono Dominique Mamberti che aveva già annunciato l’Habemus Papam dieci giorni prima e ieri ha avuto problemi cardiaci. Ad accompagnare l’imposizione, la preghiera del cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu. L’Anello del pescatore è stato invece consegnato dal cardinale vescovo Luis Antonio Tagle prima della formula di obbedienza pronunciata a nome di tutto il sacro collegio dal canadese Francis Leo, dal brasiliano Jaime Spengler e dal papuano John Ribat. Insomma, una cerimonia che ha tenuto in considerazione l’universalità della Chiesa con un rappresentante del collegio per ciascun continente.

Ancora una volta Leone ha scelto il “suo” sant’Agostino per aprire l’omelia. «Ci hai fatti per te, [Signore,] e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te», la citazione tratta dalle Confessioni. Nella sua omelia Prevost ha ripercorso queste settimane decisive che lo hanno visto salire sul trono di Pietro. Un primo pensiero per la tristezza del popolo di Dio causata dalla morte del predecessore Francesco. «Proprio nel giorno di Pasqua, però – ha detto il Papa – abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e lo custodisce come un pastore il suo gregge».

Ripercorrendo i giorni del conclave, Prevost ha ricordato come i cardinali arrivassero «da storie e strade diverse» e nel collegio convivesse il desiderio di eleggere «un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi». Per evidenziare il concetto di unità emerso sul suo nome in Sistina, Leone XIV ha usato la metafora dei diversi strumenti musicali che riescono a far vibrare le corde del cuore in un’unica melodia. E proprio «unità» accostata ad «amore» è la parola ribadita dal Papa per spiegare «le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù». «Come può Pietro portare avanti questo compito?», si è chiesto Prevost lasciando al Vangelo la risposta quando dice che «è possibile solo perché ha sperimentato nella propria vita l’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento».

Un passaggio più degli altri dell’omelia segna la discontinuità, sia pur giustamente prudente e non sfacciata, con Francesco per il quale, in ogni caso, ha avuto belle parole. Leone XIV infatti ha ricordato che «se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate». La speranza di diversi cardinali è che in conclave, grazie all'ispirazione dello Spirito Santo, sia davvero stato scelto un uomo in grado di privilegiare l'unità e la concordia, mettendo fine alla stagione dell'arbitrarietà e della polarizzazione.



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